venerdì 24 settembre 2010

Introduzione alla simbologia dell'Albero (e la tragica venuta dell'antropocentrismo)

 

C'è una sola Sacra Scrittura, quella del libro della natura – solo questa può illuminare il lettore.
Nella maggior parte dei casi, i libri scritti dagli uomini sono accettati come sacre scritture, che devono passare per rivelazioni divine, […] ma confrontati con la grande scrittura della natura, sono solamente piccole pozze d'acqua di fronte all'oceano.
Ogni foglia d'albero è una pagina della Sacra Scrittura, e contiene la rivelazione divina.
Se chi la guarda sa come leggere e capire, potrà essere ispirato in ogni momento della sua vita”.

   Hazrat Inajat Khan



     L'Albero e' una bellissima e nobilissima creatura, simbolo cosmico per eccellenza.

Ce ne sono di svariati tipi, con fattezze e colori differenti ma tutti hanno in comune una grande caratteristica: sono l'immagine dell'Equilibrio, dell'Axis mundi.
Molte tradizioni, persino quella cristiana (anche se qui ci avviciniamo al cristianesimo esoterico che è un altro paio di maniche), tengono in altissima considerazione la figura dell'albero.

Le radici nell'oscura terra si nutrono delle acque sotterranee e i rami protesi verso il cielo si nutrono della splendente luce solare.
Gli opposti, Acqua e Fuoco, vengono tramutati in verdi foglie, fiori e frutti, i frutti dell'Equilibrio Armonico.

In autunno l'albero perde il fogliame (può mantenerlo anche in inverno, in base alla specie) in un'allegra esplosione di colori.
E poiché le foglie sono strettamente collegate al Sole, quando terminano il loro ciclo assumono le stesse incantevoli colorazioni proprie del tramonto: dal giallo brillante all'arancione chiaro a quello più scuro, dal rosso cremisi al bordeaux cupo, fino ad alcune tonalità vicine al viola.

In inverno questo essere dorme, spesso ammantato di bianco.
Tale immagine evoca l'introspezione, il superamento delle prove e l'impeccabilità.

In primavera l'albero, superata la grande prova del gelo, rigenera il fogliame, giovane e di un tenero verde brillante, seguito poi da una ammirevole, delicata ma intensa manifestazione: una marea floreale dai profumi spesso inebrianti, inducenti spensieratezza e allegria, proprie della giovinezza.

Un commovente simbolo di Vita. Vita giovane e gaia.

L'estate è il momento nel quale l'albero dona generosamente i suoi frutti.
Con amore, offre tutto il nutrimento che può, a tutti gli esseri, senza distinzione.
Inoltre, tra le sue fronde e sotto la sua ombra, quest'essere dà protezione e riparo, oltre che sicurezza.
Infatti la presenza abbondante di questi nobili esseri in un territorio rende il terreno stabile e riduce di molto il rischio di smottamenti.

    Grande pienezza di simboli possiamo quindi trarre da questa nobile figura, simboli che raggruppiamo in tre grandi archetipi: Albero della Vita, Albero del Mondo e Albero della Conoscenza.

     L'Albero della Vita, emanazione della Dea Madre, nutre tutti gli esseri come figli. Dà amore.
Favorisce la fecondità e la fertilità.
Nella mitologia greca, Apollo e Artemide furono dati alla luce da Leto mentre teneva una mano su una palma.
A tale nascita associamo anche quella del Buddha, partorito dalla regina Maya mentre stringeva i rami di un albero sacro.
La dea egiziana Hathor porta l'epiteto di “Signora dell'Albero”.
Molti popoli indigeni del mondo dicono (o dicevano) di provenire dagli alberi.
Gli aborigeni australiani, ad esempio, credono di provenire dall'albero di mimosa.

Infine, Albero della Vita anche perché la sua longevità e la sua capacità di rigenerarsi lo rendono simbolo di Vita Eterna, garantita dai suoi frutti assieme a grande saggezza e conoscenza.
Infatti, il tasso può raggiungere i 4000 anni, come anche l'ulivo. La quercia può vivere mediamente attorno ai 1000 anni. C'è, però, una specie di pino (pinus aristata) capace di superare i 5000 anni...

  
    L'Albero del Mondo, con la sua struttura, simboleggia perfettamente i vari piani esistenziali.
Esso, infatti, rappresenta il pilastro cosmico, intorno al quale la creazione gravita.
Tre sono i piani d'esistenza principali in comunicazione tra loro attraverso l'Albero del Mondo: Inferi, Terra e Cielo.

Garante della circolazione di influssi, effluvi e fluidi (anche sottili), l'albero adempie perfettamente alla sua funzione di perno cosmico.


     L'Albero della Conoscenza reca la conoscenza della Verità Una; degli opposti indivisibili nella loro eterna danza: Buio e Luce, simboleggiati da Radici e Rami.
Il Buddha sperimentò l'illuminazione sotto l'Albero della Bodhi (“Risveglio”).

Nella Tradizione Celtica, molto famosa è Avalon, l'Isola dei Meli, dove vi sono vita e felicità eterne.
Le mele d'oro sono presenti in varie culture pagane europee, dalla Scandinavia al Mediterraneo.
Infatti sono la magica e divina ricompensa dell'Eroe vittorioso, il Grande Traguardo.

Il termine celtico che designa la mela è presente anche nel nome del buddha della liberazione Avalokiteshvara.
Il melo e il suo frutto rappresentano quindi Liberazione e Conoscenza, oltre che vita eterna.
Idhuna, la dea scandinava dell'immortalità, era associata al melo.

Legato al simbolo dell'Albero della Conoscenza é l'ogham, il sacro alfabeto celtico “degli alberi”, che nel mito fu donato agli uomini dal dio della conoscenza Ogma. Contiene una profonda varietà di significati e usi (tra cui anche mnemonico). Infatti ogni segno si ricollega ad un vegetale, ad un animale, ad una divinità, ad un evento mitologico, ad una parte del corpo, ecc.


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Nello sciamanesimo, l'Albero gioca un ruolo fondamentale.
Ad esempio, dalla Siberia all'Irlanda gli sciamani utilizzavano l'albero in alcuni rituali, sotto la trance, riproducendo l'ascesa al Regno degli Dèi.
Particolarmente usata per tale scopo era la betulla.

“La betulla è un'emanazione della Dea Bianca.
Quando il clima cambia (ad esempio dopo una glaciazione o con la deriva dei continenti), il deva della betulla sparge i suoi semi sulle terre sterili per diffondere la vita e l'amore che il Pianeta vuole esprimere.

Fisicamente può sembrare morbida e umile, ma la betulla è una delle forze più potenti dell'universo: quella dell'amore e della sollecitudine.


D'ogni nuova vita
graziosa nutrice,
D'ogni dispiacere indefessa
protettrice,
Principessa di Luce, che porti
gioia dove vi è tristezza,
Grande Tessitrice sul telaio
di Madre Natura,
Mostraci il modo per ricominciare,
Per camminare ancora, con
cuore innocente,
Per nutrire il bambino che è
in noi, ed estinguere la sua
sete:
Perché saranno i bambini ad essere i primi.”



“Lo spirito degli alberi” di Fred Hageneder


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   Il nucleo principale attorno al quale ruotava l'intera cosmogonia e cosmologia nordica/scandinava era Yggdrasill, definito da Mircea Eliade: “l'albero cosmico per eccellenza”.
Il suo corrispettivo, Irminsul, presso gli antichi sassoni (tribù di ceppo germanico che, assieme agli angli, si stanziarono poi in Inghilterra), viene definito “colonna del cielo”.


Yggdrasill,“il destriero di Ygg” (uno degli epiteti di Odino), è il sacro frassino perno della creazione, risalendo il quale s'incontrano i Nove Mondi della Tradizione Nordica.
A metà del tronco c'è la dimensione nella quale vivono gli umani: Midgard, la Terra di Mezzo.

Yggdrasill è contemporaneamente Albero del Mondo, della Vita e della Conoscenza.
Odino rimase appeso all'Albero per nove giorni e nove notti prima di poter scoprire ed acquisire la Conoscenza Runica. In più, il dio supremo del pantheon nordico consegnò in pegno un suo occhio al gigante Mimir, custode della fonte della Conoscenza, per poter attingere all'acqua sacra...
Il Grande Albero “genera e nutre un'immensa progenie. Infine, condensa intorno a sé tutti quegli elementi dell'immagine del mondo e della storia, divina e umana, che s'incontrano solo in parte negli altri alberi mitici. Esso è veramente «l'albero cosmico per eccellenza».”1


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Nel folklore di vari paesi l''albero era visto anche come curatore, oltre alla gran varietà di piante medicinali, e vari rituali si sono crearono per tale motivo.

Ancora oggi sopravvivono tali usanze in certi luoghi.

Nell'odierna mentalità civilizzata, molto spesso l'albero non è che una semplice rappresentazione decorativa. Abbiamo infatti gli Alberi della Libertà, atti alla commemorazione, gli Alberi di Maggio e quelli di Natale, di derivazione assolutamente pagana, oltre a quelli per ornare viali, giardini pubblici e privati ecc.

Nel folklore di derivazione celtica e anglo-sassone delle isole britanniche sono presenti vari alberi prediletti dalle Fate, tra i quali la quercia (particolarmente sacra ai druidi), il nocciolo (il cui frutto era, nelle leggende celtiche, il ricettacolo della Sapienza), il sambuco (particolarmente legato alla stregoneria), l'ontano (legato agli spiriti delle acque), il frassino (dal cui legno i druidi ricavavano le loro bacchette), la betulla (la cui driade viene chiamata “Dama Bianca”) e il prugnolo.
Particolarmente prediletto dalle Fate è il biancospino.
Altro albero particolarmente importante, utilizzato negli oracoli druidici e i cui fuochi erano utilizzati nelle evocazioni di spiriti, è il sorbo selvatico, considerato una buona protezione dalle energie negative e ostili.

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Enorme saggezza può giungere da un albero, specie se è vecchio. Ma anche dolcezza e comprensione.

Personalmente, fin da bambino ho sempre visto l'albero come un qualcosa di rassicurante, di dolce...

Ricordo un giorno della mia infanzia, forse un pomeriggio, nel quale sentivo il bisogno di rifugiarmi presso qualcuno che potesse darmi un'amore incondizionato e una pura comprensione.
Scelsi di recarmi da un albero in un parchetto vicino a casa.

Lo abbracciai intensamente e ricordo come nel mio interno si fece strada una calda sensazione di benessere.
L'albero, un leccio, rispose prontamente al mio bisogno dandomi il suo sostegno.

Altre esperienze ho avuto con questi nobili fratelli, i quali mi hanno dato e mi daranno nel mio avvenire molta altra ricchezza.


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“[...] Fa caldo; ma un fogliame oscuro,
Lontano dal rumore, ci donerà un po' d'ombra,
e lì, tra le violette, noi ci faremo
gioco dell'ambra e dei suoi profumi.

E accanto a noi, sui vicini rami
delle ginestre, degli agrifogli e dei biancospini,
l'usignolo, sfoggiando la sua splendida voce,
perfino nelle rocce farà nascere orecchie.

E forse, attraverso le felci,
noi vedremo tra pastori e pastorelle,
petto contro seno e bocca contro bocca,
nascere e finire qualche dolce scaramuccia.

È tra di loro che Amore è a suo agio:
è qui che salta, che danza e che bacia,
calpestando le servili costrizioni
delle tante leggi che lo ostacolano in città...”

   François de Malherbe, «Poésies»



    Gli alberi sono anche legati alla sessualità e sotto le loro fronde si celebravano, spesso durante la festività celtica di Beltane, sacri rituali per favorire amore, fecondità e fertilità.

Rituali di vario genere si compivano negli antichi cerchi di querce, allo scopo di entrare in contatto con spiriti e Dèi di vario genere.

La vita dei popoli antichi aveva la sua base nella ricerca della sintonia con la Terra e i vari piani esistenziali.
La Chiesa, invece, con la sua venuta mirava a distruggere primariamente l'armonia con la Natura propria degli indigeni.

I decreti di re Canuto, infatti, «proibiscono severamente ogni paganesimo: per paganesimo si intende l’adorazione degli idoli, ossia l’adorazione di divinità pagane, del sole o della luna, del fuoco o dei fiumi, delle sorgenti o delle pietre, di ogni specie di alberi della foresta; oppure la stregoneria amorosa, o... qualunque pratica che appartenga a simili illusioni».

Dai penitenziari cristiani giungevano queste regole severe: chiunque «sacrifichi ai demoni piccole offerte dovrà fare penitenza per un anno, ma se sacrificherà grandi offerte per dieci anni. Se mangerà o berrà in prossimità a un tempio pagano o se si nutrirà di cibo che è stato usato in un sacrificio pagano, dovrà parimenti fare penitenza».

Edgardo fu tra i primi esponenti cristiani d'Inghilterra ad esser stato attivo ad alti livelli politici. Rivolgendosi ai preti che, poverini, avevano bisogno di incoraggiamento, disse: «Ingiungiamo che ogni prete diffonda con zelo il cristianesimo e soffochi completamente ogni forma di paganesimo, proibisca l’adorazione delle sorgenti e la negromanzia, le divinazioni e gli incantesimi con i recinti sacri, con i sambuchi e anche con altri alberi e con le pietre».

Verso il 640, sant'Eligio proclamava: «nessun cristiano deponga luci presso i templi o le pietre, o presso le fonti e le sorgenti, o presso gli alberi o nei trivi... Nessuno presuma di purificarsi attraverso sacrifici, nessuno faccia incantesimi con le erbe o faccia passare le greggi attraverso un albero cavo o un’apertura nella terra; perché nel far così sembra che egli le consacri al diavolo». In Tali luoghi è risaputo che si facevano promesse e vincoli sacri, infatti: «Nessuno andrà a fare voti presso alberi, o fonti o pietre o recinti o in altro luogo che non sia la chiesa di Dio e solo lì faccia voti o si sciolga da essi».

Più i secoli passavano e più l'Antica Tradizione si affievoliva e i suoi detentori si ritiravano in luoghi sempre più inaccessibili o nascondevano la loro identità pagana.
Alcuni druidi entrarono nell'ordine ecclesiastico e, sotto mentite spoglie, si presero la briga di produrre manoscritti riportanti miti, leggende, leggi sacre e civili, con la differenza, rispetto agli altri manoscritti cristiani riportanti consuetudini e pratiche pagane, di contenere al loro interno messaggi destinati ad un futuro nel quale gli uomini fossero stati in grado di iniziare ad intenderli e metterli in pratica.

L'obbiettivo è infatti quello di trarre dagli insegnamenti dei nostri Antenati un potenziale spirituale che non appartiene ad un tempo determinato e che sarà anche la base di un nuovo futuro, seppur rinnovato in una forma nuova.

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Le civiltà nascono e appassiscono. Lasciano però qualcosa nell'inconscio di ognuno di noi, qualcosa che solo chi sa sentire sufficientemente bene può intendere e far suo.
Quelle che sono le Realtà Magiche e Spirituali non soccombono con le civiltà umane.
Quando i tempi saranno maturi gli uomini torneranno ad imparare e a Vivere in sintonia con le varie Realtà.
Il futuro opposto a questo sarà radioso, per via della cosmica legge degli opposti.
Gli Dèi Splendenti saranno riconosciuti e gli uomini potranno tornare ad essere un popolo che canta...



1 “L'albero” di Roger Parisot