mercoledì 18 maggio 2011

La perla di Euripide


 (Statua rappresentante Dioniso)

Quando un uomo che sa trova al suo dire
bell'argomento, il bel parlare è facile.
Tu lingua hai pronta, come senno avessi;
ma nessuna saggezza è nei tuoi detti.
E chi ha possa ed audacia e parlar facile,
mal cittadino è, se gli manca il senno.
Questo novello iddio che tu schernisci,
non ti so dire quanta sia per l'Ellade
la sua grandezza. Ché due cose, o giovane,
hanno pregio supremo fra i mortali:
la dea Demètra, ch'è la terra, e chiamala
con qual nome tu voglia: essa nutrisce
con la spiga i mortali; e a lei d'accanto
ora s'è posto di Semèle il figlio,
che all'uom donò l'umor dolce dei grappoli,
l'umido succo che solleva i miseri
d'ogni cordoglio, allor che si riempiono
dell'umor della vite, e dà nel sonno
l'oblio dei mali cotidiani; e farmaco
altro non v'è delle fatiche. Or questi
che Nume è pure, vien libato ai Numi,
sí che per lui profitto abbiano gli uomini.
Tu lo beffeggi perché nella scapola
fu cucito di Giove: io questo fatto
ti dirò proprio come avvenne. Giove,
poiché tratto dal fuoco della folgore
ebbe il fanciullo, lo recò fra i Numi.
E Giunone volea scaraventarlo
dal cielo giú; ma tale astuzia Giove
trovò, ch'era pur Dio. Franse una parte
dell'ètra che la terra intorno cinge,
e un idolo ne finse, ed in ostaggio
a Giunone lo die'. Quindi, col tempo,
narrâr, sul nome equivocando, gli uomini
che nutrito di Giove entro la scàpola
il Nume fu; che scapolato invece
era cosí dall'ira di Giunone.
(1) Ed è profeta questo Dio: ché molto
profetico estro è nel furore bacchico.

E quando in abbondanza alcun l'ingurgiti,
fa' sí che gli ebbri dicano il futuro.

Ed anche ad Ares qualche dote ei prese:
se armata schiera contro lui si spiega,
terror la invade pria che tocchi lancia:
ed anche tal follia vien da Dïòniso.
Sul doppio giogo delle rupi delfiche
tu lo vedrai, tra fiaccole di pece,
danzar, vibrar, squassare il tirso bacchico,
che in Ellade ha tal possa. Pènteo, m'odi.
(2) Non illuderti ch'essere sovrano
per i mortali sia vera potenza;
né reputarti, sol perché lo credi,
saggio, quando non saggia è la tua mente
.
Il Nume accogli in questa terra, e liba,
celebra l'orgie, al crin ghirlanda cingi.
A castità Dïòniso le femmine
non vuol costrette: insita dote è questa.
Rifletti a ciò.
(3) Pure fra l'orgie bacchiche
la donna savia non sarà corrotta.

Vedi! T'allegri tu, quando s'addensa
popolo alle tue soglie, e la città
il tuo nome festeggia. Anch'esso il Nume
degli onori va lieto. Io, dunque, e C admo
che tu schernisci, i crin cingiamo d'ellera,
e caroliamo: l'uno e l'altro bianchi;
ma pur forza è danzare; e
(4) i tuoi discorsi
non m'indurranno a battagliar coi Numi.

Ché folle sei d'una follia maligna;
né filtro a te saprebbe dar sollievo,
né senza filtri il male a te s'apprese.

Euripide, "Le Baccanti"



Faccio la premessa che non ho nessuna pretesa di comprensione totale dell'essenza del testo filosofico sopra presentato, ma riprodurrò quanto potrei aver colto.

(1) Ci si riferisce all'uso sacrale e magico della bevanda. Infatti le varie sostanze naturali sono presiedute da forze intelligenti e in contatto con qualità spirituali le quali, se assunte in modo corretto, possono dare effetti e scaturire conseguenze tali da porre l'uomo di fronte a modi di percepire la realtà ed apprendere a livelli straordinari, pur sempre con la dovuta cautela. Ed è questa cosa ben nota a tutto i popoli del mondo antico.
Infatti alterare il proprio stato per fini imbecilli difficilmente attira buona sorte...

(2) Avere potere politico profano non era dai più saggi considerato (e indubbiamente non lo è) indice di grandezza. Solo un re sacrale aveva significato pieno. Dal libro "Entità Fatate della Padania" di Carla Brughi e Alberta Dalbosco, riporto la citazione che rivela chiaramente la visione celtica arcaica della vera regalità: 
"Qualsiasi potere
che non sia quello di un
Rè sacrale
approvato dal consiglio dei Druidi
riconosciuto dalla Regina delle Fate
e convalidato dalla
Pietra del Destino
è tirannia
"
.
Accade dunque che la mente renda troppo spesso il nostro esistere gonfio di immagini di se stessi errate e presuntuose. Infatti non è affatto la mente la culla della saggezza, ma bensì il Cuore. La prima dev'esser solo uno strumento e non oggetto di identificazione.

(3) Il fatto che oggi, fin troppo spesso, una gran quantità di persone utilizzino il pretesto della 'sacralità' e della 'libertà di azione' (con grande ridicolaggine) come giustificazione per farsi trasportare dalle loro voglie fini a sé stesse, non deve far presupporre una eguale superficialità anche verso coloro i quali nella superficialità e nella bassezza non sguazzano affatto.
Piaccia o no (problema soggettivo), non può esservi corruzione e miseria negli atti di un uomo o di una donna naturali, reali, e di Conoscenza, i quali possono attuare l'orgia sacra, o bacchica, sotto la supervisione delle Armonie naturali e degli Dèi.
Infatti tali atti, guidati dall'essenza del vino preparato come bevanda sacra, ad altro non servono se non a risvegliare quelle energie sopite che risiedono all'interno dell'individuo e che lo renderebbero capace di giungere a una consapevolezza e a possibilità del tutto fuori dal comune, un esempio ne è la kundalini nel mondo asiatico.
In altre parole fondersi e identificarsi in quelle energie selvagge e primordiali, libere da ogni genere di schema mentale, grazie soprattutto all'aiuto di entità divine che vennero chiamate, nel mondo classico, Bacco e Dioniso.
Consiglio, come parte di questo breve scritto, di leggere la recensione di tale libro e i brani allegati: Dioniso e le Donne. 
Per quanto riguarda i tempi attuali, ben mi guarderei ad assecondare qualche ipotetico individuo il quale proponesse molto 'liberamente' un'"orgia bacchica" con tante belle scuse, dato che tali contesti naturali e in contatto con il Sacro e la Conoscenza e le Energie Primordiali e selvagge sono ormai quasi inesistenti e dunque gli eventuali praticanti non saranno altro che un'accozzaglia di vampiri famelici di energie altrui. In una parola, gentaglia.

(4) Certamente molti avranno da ridire in quanto ho scritto ed era contemplato anticamente, ma sta di fatto che se chi si è messo veramente alla ricerca di ciò che la maggioranza dell'umanità ha dimenticato e non comprende, non può e non deve permettersi di perdere tempo esitando nelle parole di coloro che si sono arresi a 'catene' varie. Sia che si tratti di gente cosiddetta 'spirituale' e presuntuosa che, ovviamente, di altri. Cambiar bandiera all'improvviso dopo che si era intrapreso un cammino di Nobiltà, potrebbe significare un gettar letame sull'offerta del Destino, ovvero al "battagliar coi Numi". 
Ovviamente, ciò che penso io dovrebbe essere chiaro...


Luce di luna insegnami la via, che può portar non nella fantasia, a far parte del tuo corteo di stelle, che brillano insieme, tutte sorelle, rilucono d’Amore e vibrano anche in me, insegnami se vuoi a venir da te. Come succedeva a molti anticamente, fai che succeda a me, rendimi ardente, rendimi fremente, rendimi amante, rendimi sognante.
("Il ragazzo dagli occhi di velluto", Dana Leberel)

1 commento:

  1. sagge parole...non solo quelle citate. Personalmente, non posso che riconoscere punti di contatto con Tradizioni Spirituali fortunatamente "vive" e autentiche, per quanto nascoste, sia nel mettere in guardia contro chi pretende di utilizzare strumenti sacri per soddisfare la sete di potere (l'ego è il peggior tiranno...), sia nel riportare alla "realtà" di una "natura" molto spesso travisata...e manipolata... :-)

    RispondiElimina